Aquila, il terremoto del dicembre 1315


Il terremoto del dicembre 1315 fu il primo di una certa entità che riguardò la città di Aquila a partire dalla sua fondazione. L’evento sismico si verificò infatti a 61 anni dalla fondazione ‘sveva’ della città (1254) e a 50 anni dalla rifondazione sostenuta dal re Carlo I d’Angiò (1265). In base alle indicazioni ricavabili dalle fonti e dai cataloghi storici il terremoto risultò meno distruttivo rispetto ai successivi sismi del 1349 e 1461 ma provocò comunque danni non trascurabili alla ‘giovane’ città aquilana.

In base al Catalogo Parametrico dei Terremoti Italiani (CPTI04) il sisma del 1315 dovrebbe aver avuto una MW (Magnitudo momento) pari a 6.0, (secondo altri cataloghi la potenza potrebbe essere stata pari a MW 5.7 circa). Sempre in base al CPTI04 l’evento non può considerarsi un terremoto propriamente aquilano in quanto l’epicentro ipotetico è stato localizzato circa 6 km a sud/sud-est di Sulmona, quindi oltre 60 km a sud-est di Aquila. Tale distanza spiegherebbe la minore entità dei danni nell’Aquilano. Per gli stessi motivi il sisma non compare negli elenchi della sismicità storica dell’Appennino umbro-reatino-abruzzese, area cui appartiene anche il comprensorio aquilano.

Per quanto riguarda la data esatta, i cataloghi storici parlano del 3 dicembre 1315 mentre alcune fonti datano il sisma al 13 dicembre 1315; quel che è comune alle varie cronache è il timore che il terremoto suscitò ad Aquila, nonostante la ipotetica distanza dall’epicentro, e la durata della sequenza che sarebbe iniziata nel febbraio 1315 per culminare nella scossa principale di dicembre dello stesso anno con repliche successive fino all’inizio del 1316, anno in cui fu ripresa e completata la costruzione delle mura civiche aquilane. La sequenza sismica descritta dalle fonti storiche sembra essere in linea con la caratteristica ricorrente dei terremoti in area aquilana e in altre aree dell’Appennino centrale, per cui eventi importanti sono preceduti da periodi (settimane o mesi) di scosse minori, da un evento principale e da repliche nelle settimane o mesi successivi, fino ad esaurimento della sequenza.

La Cattedrale, edificata da pochi anni, fu tra gli edifici maggiormente danneggiati, in particolare sul fianco dal lato del palazzo vescovile; danni importanti vengono riferiti anche per la chiesa di San Francesco a Palazzo che sorgeva in corrispondenza degli attuali Portici di Corso Umberto I e di Piazza Palazzo appunto.

Anche in questo caso è interessante riportare qualche passo tratto da alcune fonti storiche.

Segue un estratto della Cronaca aquilana rimata di Buccio di Ranallo (sec. XIV) che scrive ad alcuni decenni di distanza dal sisma ma, essendo nato verso la fine del XIII secolo, era stato testimone diretto degli eventi, avendo tra i 15 e i 20 anni circa di età al momento del terremoto:

 

Per li gran peccati – facti in li jorni giuti, / Deo ce mannò una gran plaga – de terremuti;

Fovi un gran pagura; – fecero multi buti; / Non che li percomplissero, – ca foro penetuti.

Promise lo communo – Santo Tomasso fare, / Dico, una ecclesia in Aquila, – ché degia Deo pregare

Che per suo amore dévali – de quilli liberare; / Poyché foro liberati, – non fo chi se sciottare.

Foro le terremuta, – le quali v’ò contati, / Dello mese de decembro – ad li tre giorni intrati;

Et de mercordì furono, – sacciate, cari frati, / Et era le Quatro tempora, jorni santificati!

Li terremuti foro – più che quatro semmane; / in loge jacevamo – et gran pagura avevane;

Facevamo penitentia – la sera et la demane; / Tucti frustando gìannose – con li scuriati in mane;

Foro facte multe paci – de innimistati granni / Ché guerra avevamo avuta – et stati con multi affandi;

Quando fo questa cosa – se tu me ne domanni, / Correa mille trecento – quindici o sidici anni.

Correa nanti Natale – quindici anni compliti, / La Natale intrao li sidici – et li quindici forniti.

Le femene et li mascoli – tucti erano scoloriti, / Lialy l’uno ad l’altro – plu che li romiti.

(BUCCIO DI RANALLO, Cronaca Aquilana, strofe CCXLVII – CCLII)

 

Nel passo appena citato vale la pena evidenziare anche due curiosità storiche:

– nel calendario aquilano medievale, il nuovo anno iniziava il giorno di Natale come ricorda Buccio di Ranallo nei suoi versi (“Correa nanti Natale – quindici anni compliti, / La Natale intrao li sidici – et li quindici forniti.”);

– la chiesa di San Tommaso di cui si parla nella Cronaca, sarebbe da identificarsi, secondo l’edizione critica di Vincenzo De Bartholomaeis, con la chiesa di San Tommaso di Machilone annessa all’omonimo monastero femminile: “Il monastero fu detto altrimenti di San Tommaso ed era sito «retro ecclesiam fratrum minorum»; Catal. pont. Aquilan. II, XVII” (B. DI RANALLO, Cronaca, a cura di V. De Bartholomaeis, p. 43, nota 13). Secondo la Cronaca il monastero era stato fondato dopo la distruzione del castello di Machilone, avvenuta nel 1299 ad opera degli aquilani, per ospitare alcune donne deportate dal medesimo castello alle quali furono fatti prendere i voti; alcuni anni dopo il Vescovo cacciò le monache dal monastero. Quando Buccio di Ranallo parla della promessa del Comune di edificare una chiesa intitolata a San Tommaso, come voto per il terremoto del 1315, potrebbe forse intendere la realizzazione di una chiesa più ampia e più degna di quella che probabilmente era già annessa al monastero fondato dopo il 1299. 

Secondo la pianta cittadina del Vandi (1753), San Tommaso di Machilone era ubicata sull’attuale Corso Vittorio Emanuele II nel lotto che oggi è occupato dal palazzo della sede Carispaq e dai relativi portici, più precisamente all’angolo con via Tre Marie; questo lotto si trova proprio dopo il complesso della Biblioteca Provinciale, Ginnasio e Convitto Nazionale che fino al XIX secolo era il convento dei Frati Minori di San Francesco a Palazzo (appunto «retro ecclesiam fratrum minorum»). Nella medesima pianta del Vandi (1753) la chiesa di San Tommaso di Machilone risulta già diruta e i resti erano stati probabilmente inglobati nel fabbricato che fu poi abbattuto per realizzare i portici “Carispaq”. 

 

Un altro racconto di quei giorni, in questo caso indiretto, ce lo fornisce negli Annali della Città dell’Aquila lo storico Bernardino Cirillo (XVI secolo) che scrive ad oltre due secoli dall’evento:

“[…] del mese di Decembre l’anno 1315. Si cominciorono a sentir terremoti si spaventevoli, et si spessi in circa trenta dì continovi, che simili, o maggiori non era in ricordation delle genti fine a quei tempi avvenuti, crescendo ogni dì con maggior veheme[n]tia, per i quali rovinaron molti edificij, […] Fu fatto un voto generale dal popolo d’edificare una Chiesa in honore di San Tomaso, per intercession del quale, havesse Iddio a liberare la Città da tanta influenza, quantunche la sodisfattion di esso fosse per molto tempo differita. […] et il popolo che si vidde liberato dalla paura de i terremoti, si diede alla fabrica delle mura publiche.” 

(BERNARDINO CIRILLO, Annali, libro II, p. 18).

 

Per le considerazioni sull’importanza di rievocare la memoria di tali eventi, come di approfondire, più in generale, la storia cittadina, si rimanda all’articolo “Aquila, 26 novembre 1461”, disponibile al seguente link: http://www.archeoclublaquila.it/news/36-aquila-26-novembre-1461.html .

È importante sottolineare come da queste cronache emerga la capacità di reazione della cittadinanza e delle autorità davanti a questi eventi, pur nelle innumerevoli difficoltà e disagi; nel caso specifico del 1315 la reazione al sisma, non eccessivamente catastrofico, vi fu tanto da parte dei cittadini, in varie forme, tanto da parte delle autorità che nel procedere alla riparazione della città ripresero e portarono a compimento l’ambizioso progetto della costruzione delle mura civiche. Nel grave terremoto del 1349, invece, quando per lo scoraggiamento della comunità si rischiava l’abbandono della città, una energica reazione delle autorità cittadine ridiede fiducia e motivazione alla cittadinanza. Negli altrettanto disastrosi terremoti del 1461 e del 1703, di nuovo la reazione della comunità permise alla città di risollevarsi. Nel 1461, ad esempio, si riprese caparbiamente la costruzione della Basilica di San Bernardino che non era ancora stata completata quando il sisma la danneggiò pesantemente.

Come per l’articolo sul terremoto del 1461 si fornisce di nuovo una bibliografia essenziale, con alcune integrazioni, per chi volesse approfondire l’argomento.

 

Mauro Rosati

Archeoclub d’Italia – Sede L’Aquila

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Fonti e suggerimenti di lettura

 

ANTINORI A. L., Annales, Aquila 1783.

ANTONINI O., I terremoti aquilani, Tau Editrice, Todi 2010.

BERARDI M. R., I terremoti nel periodo medievale, in AA.VV., in «Breve Storia dell’Aquila», Pacini Editore, Pisa 2008.

BUCCIO DI RANALLO, Cronaca Aquilana, a cura di V. De Bartholomaeis, Roma 1907.

BUCCIO DI RANALLO, Cronaca Aquilana, a cura di C. De Matteis, Pro Loco di Coppito, L’Aquila 2008.

CIRILLO B., Annali della città dell’Aquila, Roma 1570.

DI GIANGREGORIO M.,  I terremoti aquilani: un excursus storico, S.l., s.n., 2009 (sul presente testo è disponibile una recensione del giornalista Giustino Parisse al seguente link: http://www.poloserviziculturaliabruzzo.it/sismaq/bibliografia/recensioni/bib9.pdf ).

MACCALLINI R., Terremoti in Aquila, in «Rivista Abruzzese», XXX, 9, Teramo 1915.

MARCOTULLI C., L’analisi stratigrafica muraria e il terremoto: storia sismica degli edifici del “Quarto” di San Giovanni nella città dell’Aquila (XIV-XVIII secolo), in «VI Congresso Nazionale di Archeologia Medievale, L’Aquila 12-15 settembre 2012», Firenze, Insegna del Giglio, pp. 769-774.

SIGNORINI A., L’archeologo nell’Abruzzo Ulteriore Secondo, Tipografia Grossi, Aquila 1848 (in particolare le pagine 141-147).

 

Link:

http://www.poloserviziculturaliabruzzo.it/risorsebibliografichearchivistiche/bibliografia_terremoti_abruzzesi.pdf ; bibliografia sui terremoti abruzzesi.

 

http://emidius.mi.ingv.it/CPTI04/finestra_tutto.html ; Catalogo Parametrico dei Terremoti Italiani dal 217 a. C. al 2002.

 

http://www.iesn.it/index.php/sismicita-storica-dellaquilano.html ; sismicità storica nell’Appennino umbro-reatino-abruzzese.