Il significato e il ruolo dei quattro Quarti nella storia aquilana


Sintesi dell’intervento/riflessione pubblica dello scorso 7 febbraio in occasione della “Festa del tesseramento 2015”

L’intervento sui Quattro Quarti aquilani, in occasione della “Festa del tesseramento 2015”, ha voluto essere principalmente una riflessione pubblica sull’importanza che essi possono rivestire anche nella storia contemporanea di L’Aquila, sia in termini identitari sia in termini di valorizzazione turistica, in un’ottica più attenta all’eredità storica della nostra città che, se tenuta in dovuta considerazione, può migliorare la qualità del nostro vivere quotidiano.

Molti casi in Italia dimostrano come dietro una buona o elevata qualità della vita di una città e di un territorio vi siano un attento recupero e un’attenta valorizzazione del patrimonio storico, materiale e immateriale. Solo una cosciente consapevolezza del valore e delle origini del proprio contesto territoriale possono indirizzare correttamente scelte urbanistiche e di rilancio economico, rispettose delle peculiarità locali e allo stesso tempo facenti leva su di esse. Non mancano esempi di contesti locali che hanno conosciuto un importante rilancio socio-economico proprio quando hanno recuperato coscienza del proprio valore culturale e su di esso hanno basato importanti scelte di pianificazione.

Questo è stato dunque il ‘nocciolo’ del recente appuntamento pubblico di Archeoclub L’Aquila. Ciò premesso, siamo partiti ovviamente da un imprescindibile excursus storico sui Quarti aquilani, dalle origini e poi lungo la storia cittadina dei secoli passati. In particolare ci siamo soffermati sulle denominazioni e i simboli che tuttora definiscono i Quarti, oggi presenti nel gonfalone comunale della nostra città. È stato dato risalto alle ragioni delle ‘doppie’ denominazioni dei Quarti di San Giorgio (o Santa Giusta) e San Giovanni (o San Marciano): esse ci appaiono entrambe valide perché se le une sono legate alle odierne chiese Capoquarto, le altre sono legate ai rispettivi stemmi nei quali è evidente il riferimento alla originaria denominazione.

Si è proceduto poi a una veloce ricognizione per immagini delle Quattro chiese Capoquarto: è stato dedicato particolare spazio a un confronto per immagini tra l’aspetto settecentesco di San Pietro a Coppito, così come si presentava fino al restauro  avvenuto intorno al 1970, e quella attuale le cui linee richiamano i prospetti aquilani delle origini. Per quanto riguarda la chiesa di Santa Giusta abbiamo suggerito ai presenti di rileggerne le murature con più attenzione apprezzandone le stratificazioni storiche ben visibili, evidenziate dalle differenze di apparecchio murario oltre che dagli elementi architettonici in esse inglobate.

Un altro passaggio dell’intervento ha voluto riportare l’attenzione sul legame tra i Quarti e i Santi patroni della città, ciascuno dei quali è ‘assegnatario’ di un Quarto: San Pietro Celestino per il Quarto di San Giorgio, San Bernardino da Siena per il Quarto di Santa Maria, Sant’Equizio per il Quarto di San Pietro e San Massimo di Aveja per il Quarto di San Giovanni. Ci siamo soffermati particolarmente sulla figura di Sant’Equizio, uno dei due più antichi e anche il meno noto, ma non meno importante, tra i quattro Santi patroni della città di L’Aquila; a nostro avviso una figura di grande interesse da riscoprire e far riscoprire.

Nel passaggio successivo abbiamo evidenziato come l’aspetto dei Quarti fosse ancora molto sentito anche dopo l’Unità d’Italia, almeno fino alla Seconda Guerra Mondiale: numerose testimonianze dirette attestano di come la distinzione tra ‘Rioni’ fosse molto viva, sia nelle rivalità ‘ludiche’ tra gruppi di bambini e ragazzini, sia nelle sfumature dell’articolato dialetto aquilano le cui differenze erano talora percepibili anche tra un Quarto e l’altro della città. Non si possono dimenticare poi le targhe stradali, tuttora diffuse nella città dentro le mura, nelle quali è indicato il numero del ‘Rione’ da I a IV, che rimarca la suddivisione dell’abitato in quattro ‘settori’; anche su questo abbiamo voluto esprimere una nostra riflessione e quasi un primo appello per cui nel restauro del centro abitato venga ridata importanza a questo aspetto nella ricollocazione delle targhe stradali dal momento che, pur non rivestendo oggi una funzione amministrativa, i Quarti aquilani continuano a rivestire un ruolo di forte connotazione simbolica, insieme alla toponomastica, nello stretto legame tra città e territorio. Il territorio ha generato la città e la città dentro le mura è divenuta la voce unitaria del territorio, e il recupero e la rivitalizzazione della città sono fondamentali per la rivitalizzazione del territorio che non può prescinderne. I Quarti aquilani possono essere letti anche oggi come la riproduzione del territorio dentro le mura della città, proprio a sottolineare questo stretto legame.

Più in generale, poi, si è evidenziata la necessità di una maggiore cura nel restauro o nella ricollocazione delle targhe stradali, un aspetto spesso gestito con trascuratezza ma che è invece di grande valore didattico: una targa stradale non è solo una pura e semplice indicazione segnaletica ma è portatrice di contenuti biografici, storici e in generale di memoria dei luoghi; quante volte leggendo un’insegna stradale si viene a conoscenza di personaggi o eventi storici dei quali si ignorava o non si ricordava l’esistenza, o quante volte si acquisisce maggiore coscienza delle antiche origini di un determinato luogo o dei suoi trascorsi storici? Un altro aspetto, quello della toponomastica del quale, come associazione, cerchiamo di promuovere una riscoperta più attenta.

Nell’excursus storico sui Quarti non poteva poi mancare un riferimento alla Piazza del Mercato, oggi denominata Piazza Duomo, ‘zona franca’ rispetto ai Quarti, la piazza di tutti rispetto alle piazze dei singoli locali intra moenia; da secoli il cuore commerciale della città, il principale spazio di aggregazione urbano che tutt’oggi continua a rivestire tale ruolo. Sotto l’aspetto urbanistico si è posto particolare accento su come l’immagine della piazza sia cambiata con gli interventi otto-novecenteschi, testimoniati anche da documentazione fotografica, ma anche come il disegno in quanto tale sia rimasto lo stesso dei secoli passati. Proprio in questo senso abbiamo evidenziato il valore della maglia urbana della città che, nonostante le ricostruzioni intercorse nei secoli passati, conserva tuttora pressoché intatto il tracciato delle origini, fatta eccezione per alcuni importanti ma limitati interventi otto-novecenteschi su alcuni grandi assi viari. Questa persistenza della maglia urbana riteniamo sia da considerare un valore da coltivare e preservare nel nucleo più antico della città.

Tornando al discorso dei Quarti, si è voluto infine sottolinearne l’aspetto più turistico, che a nostro avviso non guasta, proprio nell’ottica di una città che voglia fare del proprio patrimonio storico, materiale e immateriale, una risorsa per il presente. Tanto per formulare un esempio: in questo periodo si sta recuperando la nostra antica cinta muraria, una delle cinte di origine medievale meglio conservate nel Centro Italia nonostante i danni dei terremoti, i rimaneggiamenti e l’incuria del passato. Perché non dare maggior valore alle nostre porte caratterizzandole con un richiamo al Quarto della città cui danno accesso? Il tutto naturalmente secondo una rigorosa e attenta valutazione storica. In questo senso non mancano esempi di centri storici che hanno puntato molto sull’aspetto dell’accoglienza e della fruizione.

La materia dei Quarti è ampia e lascia spazio a molte altre riflessioni che ognuno di noi può formulare. L’appuntamento di sabato scorso ne ha volute proporre alcune che riteniamo molto importanti per la città di oggi ed era nostra volontà condividerle con il pubblico.

 

Mauro Rosati

Archeoclub d’Italia – Sede L’Aquila