Amiternum e i luoghi del Monaco Equizio e del Martire Vittorino


Descrizione e mappa del percorso

Il percorso dal Teatro di Amiternum a S. Lorenzo di Marruci e ritorno, via S.Vittorino (per un totale di circa 6.6 km, ripartiti quasi egualmente fra andata e ritorno, per circa 2 ore di cammino), e’ indicato in giallo nella mappa sotto riportata e si svolge prevalentemente lungo sentieri di campagna, senza significativi dislivelli, a parte il tratto di circa 1.2 km (su strada asfaltata) per e da S. Lorenzo, dopo l’attraversamento della SS 80.

mappa

 

area

E’ un percorso di bassa difficoltà, per il quale tuttavia e’consigliata un’attrezzatura da trekking.
L’itinerario parte dalla strada sterrata alla sinistra dal teatro romano, che doveva essere la antica Cecilia.
Dopo circa trecento metri si incontra proprio sulla strada, a destra, un rudere di probabile epoca romana, noto come mausoleo di “Santantoniglju”, che potrebbe essere stato un tumulo (assomiglia notevolmente al rudere detto “Casa la Je’ “a  Civitatomassa). Lungo questo percorso e’ possibile, per chi vuole, fare una breve deviazione, appena prima di arrivare a S. Vittorino, per salire sul colle verso la cisterna d’acqua di fronte alla quale si trovano i ruderi del castello normanno-medievale (Camponeschi), costruito su precedenti resti di epoca romana (castello Aquarum) e con evidenze risalenti all’epoca italica (mura di fortificazione e di sostegno e resti di scale).

rudere ruderi

Proseguendo lungo il sentiero di campagna si raggiunge la SS 80, la si attraversa e si imbocca un breve tratto di sentiero che porta alla strada asfaltata in direzione S.Lorenzo di Marruci, che si percorre fino all’Abbazia di S.Equizio.

monastero

Il percorso di ritorno prevede, dopo il  bivio per il convento di S. Nicola, la direzione verso il paese di S. Vittorino, che si attraversa fino ad arrivare alla basilica di S. Michele Arcangelo per la visita alla chiesa e possibilmente alle catacombe (visite guidate ogni mezz’ora, i sabati e le domeniche, in gruppi di fino a una decina di persone, dalle ore 15.30 alle 18.00, ingresso E. 5,00).

chiesa catacombe

Bibliografia

A.L.Antinori, Corografia storica degli Abruzzi, Amiterno e S.Vittorino, Boll. Dep. Storia Patria Abruzzese, 1916-17,p. 185-224
M.Buonocore, L’Abruzzo e il Molise in età romana, ,BDASP,I,p. 193 e seg., 2002
A. Clementi, Amiternum dopo la distruzione, Ed. Colacchi, 2003 L’Aquila
A.Clementi, La terra di Pizzoli prima e dopo la fondazione dell’Aquila, da atti della giornata di studio in onore di Ambrogio da Pizzoli, Pizzoli 22/8/1987, AQ.
A.Clementi, L’Abruzzo dei Castelli, Gli ordini Monastici nell’organizzazione del territorio abruzzese nell’Alto Medioevo,p.71-79, Ed. Carsa, 1990
A.Leosini, Monumenti storici artistici della città di Aquila e suoi contorni, Aquila, 1848
G.Marinangeli, Influssi”equiziani” nel Monastero gregoriano ” ad Clivum Scauri”, Bull.Dep. Abuzzese di Storia Patria, p.57-83, 1981; Equizio ami ternino e il suo movimento monastico, BDASP, p.281-343,1974.
L. Pani Ermini, Il territorio di Amiternum nella tarda antichità, da Atti della giornata di studio in onore di Ambrogio da Pizzoli, Pizzoli 22/8/1987.
G.Penco, Storia del Monachesimo in Italia, Roma 1961
G.Picasso, Monachesimo Benedettino in Abruzzo, Dep. Abruzzese di storia patria, 7-nov. 1981, Giulianova (TE)
U.Pietrantonio, Il monachesimo Benedettino nell’Abruzzo e nel Molise, Ed. Rocco Carabba,Chieti 1988
S.Segenni, Amiternum e il suo territorio in età romana, Pisa, 1985
S.Zenodocchio, Saggio di toponomastica amiternina dai Regesti Farfensi, BDASP, 79 (198)

Diffusione del cristianesimo a Roma

Il cristianesimo si diffonde precocemente a Roma nelle prime fasi dell’Impero e si affianca alle altre forme di religione, tutte generalmente accettate dall’autorità e dalla popolazione.                              

S. Paolo infatti, nella “lettera ai romani” del 57 d.c., saluta per nome cinquanta fedeli a Roma, attestando con ciò la presenza in città di una comunità cristiana.                                        

Pietro e Paolo professano e diffondono il credo cristiano a Roma prima di essere martirizzati nel 67 d.c. al tempo di Nerone, che fu il primo imperatore ad istigare l’odio della popolazione romana verso i cristiani, dopo aver addossato ad essi  la responsabilità dell’incendio della città. La inconciliabilità dei principi predicati dalle gerarchie cristiane con il paganesimo porta al crescente attrito fra cristiani e pagani, il cristianesimo essendo visto dalle autorità romane come elemento disgregatore delle leggi, usanze e organizzazione dello stato.

Nonostante ciò il cristianesimo si diffonde creando una rete organizzativa sempre più persistente, mentre le strutture dell’impero si vanno deteriorando.

Costantino (324 d.C.) fu il primo imperatore a sostenere e diffondere il cristianesimo vedendo in esso un importante strumento di governo per consolidare il proprio potere, solo successivamente Teodosio (381 d.C.) lo riconobbe come religione di Stato.               

L’impero  era già stato diviso in Impero d’oriente con capitale Costantinopoli e Impero d’occidente con capitale Roma.

Dopo Costantino l’Impero d’occidente inizia un lento decadimento, con il conseguente aumento dell’infiltrazione dei barbari dal nord Europa, spinti anche dalle migrazioni dei popoli nomadi dell’Asia anche in seguito all’indebolimento dell’impero Cinese.                                                                                                                       

La popolazione a Roma è numericamente in declino (mentre la Roma di Augusto contava più di un milione di abitanti, sono ridotti attorno ai centomila verso la fine dell’impero e addirittura a trentamila al tempo dei longobardi). Alle strutture dell’impero si sostituiscono gradualmente le strutture organizzative della chiesa cristiana, di cui spesso facevano parte persone delle più importanti famiglie romane. 1

Diffusione del cristianesimo nell’amiternino

Nella provincia Valeria ed in particolare nell’amiternino la diffusione del cristianesimo inizia già nei primi secoli dopo Cristo 2.

Vittorino viene martirizzato, secondo quanto tramandatoci, attorno al 96 d.c. a Cotilia o, più verosimilmente, alla fine del III sec. al tempo di Diocleziano e le sue spoglie vengono raccolte in quello che sarà il suo Santuario a S.Vittorino/Amiternum. 3

pietra

Sopra il Santuario, datato al V sec., e le catacombe, verrà poi edificata la ” chiesa vecchia” del VIII sec., da cui si accede con una scala interna agli ambienti del santuario e delle catacombe. Successivamente la chiesa, dedicata a S.Michele Arcangelo 4 , viene ampliata e consacrata nel 1170 dal vescovo di Rieti (Reate) Dodone,
Le Catacombe, sviluppate attorno alla tomba del martire, costituiscono la parte più antica della basilica e si fanno risalire al IV-V sec.    
Il “Santuario” del santo è  decorato con lastre di marmo scolpito e quattro pilastri con sopra una iscrizione su marmo  fatta apporre dal vescovo del  V sec. Quodvultdeus, la cui tomba si trova accanto a quella del martire Vittorino 5.

altare catacombe

Il complesso costituito dalla chiesa di S.Michele, dalla chiesa vecchia e dal Santuario e le Catacombe, e’ un importante esempio di diverse stratificazioni culturali che testimoniano le varie epoche trascorse, dalla romana al tardo medioevo (XV secolo).          

Nell’area vestina di Paganica e Aveia, alla fine del III e inizio del IV sec. vi sono le testimonianze dei martiri sipontini. A Paganica e a Bazzano verranno dedicate rispettivamente le chiese, di S. Giustino e di S.Giusta. Ad Aveia spiccano le figure di S.Massimo (ora patrono dell’Aquila e martirizzato attorno al 350 d.C., a cui verrà dedicata la cattedrale a Forcona/Bagno) e di S.Eusanio (martirizzato nel III sec., a cui sarà dedicata la cattedrale a  S.Eusanio Forconese).

chiesa chiesa dipinto chiesa

 

 

chiesa pietra

 

E’ quindi intorno alle cripte dei martiri che la fede si coagula e da queste si diffonde alla popolazione.

Nell’area si organizzano le diocesi di Amiternum, di Pitinum e di Forcona  che, con i loro Vescovi, gestiscono i rispettivi territori 6.

Nel  V e VI sec., periodo in cui opera Equizio , è pertanto presente una rete di strutture della chiesa che affiancano e poi andranno a sostituire l’organizzazione del territorio abbandonata dalle strutture dello Stato romano 7.

E’ da sottolineare che l’organizzazione sociale dell’amiternino rimane sempre improntata al modello italico 8, con struttura territoriale per piccoli villaggi sparsi (“vici”) aggregati in aree rurali (“pagi”), con tendenza quindi a costituirsi in comunita’ (“comitatus”); organizzazione che, in alcuni casi, è riconoscibile anche ai giorni nostri, ad es. a Cagnano Amiterno 9.

Monachesimo prebenedettino di Equizio

Vi sono poche notizie che riguardano la figura del monaco Equizio. La sua attivita’ si sviluppa prevalentemente nell’amiternino 10, dove probabilmente nacque (Amiternum era una importante città dell’epoca, posta nell’alta valle dell’Aterno in un’area in cui confluivano molte vie che collegavano Roma con la costa adriatica e il sud, via Litina, via poplica Campana, via Cecilia, via Claudia nova).

L’opera di Equizio si svolse probabilmente nel periodo compreso fra il 480-550 d.C. a partire dall’ area di San Lorenzo di Marruci presso Arischia, quando Castorio era il vescovo di Amiternum; in un periodo cioè caratterizzato dalla disgregazione dell’Impero Romano, anche se gli effetti delle invasioni barbariche e della guerra greco-gotica non sembra abbiano molto influenzato questo territorio.  Le sue reliquie sono ora custodite in un’arca lignea nella chiesa di S. Lorenzo di Marruci, dove si trovava l’Abbazia originaria.

chiesa chiesa dipinto teca

 

Nonostante le poche notizie tramandateci, la personalità e l’opera di Equizio e’ delineata nei  “Dialogi” di Gregorio Magno 11, che nel contempo descrivono lo stato del territorio in quel periodo.

Il monaco Equizio appare come persona santissima, la cui santità era nota in tutta la provincia Valeria, capace di vincere fino dalla giovinezza le tentazioni terrene (episodio del sogno e della liberazione miracolosa dalla tentazione), per dedicarsi completamente al servizio di Cristo; inoltre era persona devota alla gerarchia della chiesa e alle sue regole, ma anche uomo vigoroso e di grande personalità, infine organizzatore capace di dirigere comunità di monaci (fondatore di monasteri maschili e femminili) dediti alla scrittura, alla preghiera, alla predicazione, al lavoro e quindi alla produzione agricola e all’allevamento, in un’area dove la transumanza era fonte di ricchezza.                                                   

Viene delineato anche l’ambiente in cui vive Equizio, lontano dai problemi della grande citta’, anzi rifugio per gli uomini in fuga da Roma, con la presenza di una Diocesi custode delle regole e capace di colloquiare con le altre strutture, come i Monasteri e le Chiese del territorio, in un’area ricca per l’attività agro-pastorale 12.

E’ interessante notare come, ancora oggi, si sia conservata in parte la stessa struttura agro-pastorale del periodo italico e come questa sia presente lungo i sentieri di fondo valle, ricchi di fonti, che collegano S.Vittorino, S.Lorenzo di Pizzoli, Arischia fino ad Assergi 13.

Nell’amiternino, e non solo, sono molti i monasteri fondati da Equizio e dai suoi seguaci, di cui viene tramandata memoria, anche se purtroppo si hanno pochi dati certi, sia per le limitate testimonianze pervenuteci (in alcuni casi solo cenni scritti o notizie tramandate oralmente) che per l’azione distruttiva degli uomini e del tempo.

Oltre all’Abbazia del monaco Equizio a S.Lorenzo di Marruci 14 si possono ricordare:

–       ” Cella” di S.Maria in Loriano ad Amiternum 15 (di cui non esistono resti, ma che presumibilmente si trovava nell’area archeologica di Amiternum)
–       S.Equizio, poi S.Benedetto alle Cafasse e infine convento francescano di S. Nicola, di Arischia 16

convento convento convento

–       S.Mauro di Amiterno di cui sono rimasti pochi resti sul colle dietro l’Anfiteatro 17.

luogo

–       Convento a  S.Vittorino/Amiternum, di cui non esistono resti e che si sarebbe trovato poco sotto alla collina dove era situato il Castello normanno – medievale Camponeschi 18

convento

–       Monastero femminile di S. Lucia di Arischia 19, di cui fa cenno il Marinangeli e che si trovava forse in località detta Campo di S. Lucia a ca. 700 m a nord-ovest di S. Lorenzo sulla strada per Pizzoli.

–       Abbazia di S. Severo di Arischia 20 (che purtroppo giace in uno stato di totale abbandono)

mappa

–       Monastero di S. Basilio a L’Aquila, fondato, secondo la tradizione, da Equizio e ricostruito attorno all’anno 1000; la sua chiesa venne consacrata nel 1112 dal vescovo Dodone. Successivamente il monastero fu sede delle Monache Benedettine e poi delle Celestine, che a tutt’oggi lo abitano. Vi e’ conservato, in una teca, il saio di S. Pietro Celestino.

convento reliquia

–       Monastero femminile Equiziano in zona Monte Lato 21 a Cagnano Amiterno, di cui al momento non si trovano tracce evidenti.

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–        S.Maria ad Silicem di Assergi. Sul sito della chiesa di S.Maria Assunta di Assergi preesisteva una chiesa più antica (con una Grancia), divenuta “Prepositura “, del Monastero dell’ Ordine Equiziano 22.

chiesa chiesa

–       S.Maria del Ponte a Tione degli Abruzzi. Chiesa, forse di origini monastiche, fondata dai monaci equiziani. 23

chiesa

–       Abbazia di Pulsano di Foggia (monte S.Angelo). Edificata nel 591 sui resti di un tempio pagano e retta in origine dai monaci Equiziani. Testimonia della pratica della transumanza e quindi della importanza che rivestiva per l’economia del territorio amiternino 24

abbazia

Si notano influssi equiziani anche a Roma: il monastero di Papa Bonifacio IV, fondato nella casa paterna sull’Aventino, e il monastero (di S.Gregorio) in Clivium Scauri al Celio, voluto da Papa Gregorio Magno 25.

Appare quindi, da quanto su riportato, una rete di strutture diffuse principalmente sul territorio amiternino che si spingeva lungo le rotte della transumanza, e una organizzazione basata sulla preghiera e il lavoro (contemplazione ed azione).

A questo proposito è’ importante sottolineare, quanto scritto dal Prof. Alessandro Clementi, come la regola, non scritta, sia il “sale” del monachesimo di Equizio; infatti” scrittura, lettura, predicazione, lavoro, allevamento, produttività, le attività, ovvero, che sono presenti nel monastero Equiziano fanno pensare ad una realtà, più di quanto non si sospetti, assai vicina al monachesimo di S.Benedetto che si andrà lentamente a costituire”. ” Nasce quindi, sulla scorta critica di un’ acutissima argomentazione di G. Marinangeli, il rigoroso sospetto che Equizio, in una certa misura, abbia influenzato S. Benedetto” 26.

Nell’amiternino erano inoltre presenti le prime pievi:

– S.Paolo di Lavareta a Barete 27
– S.Silvestro di Pietrabattuta a Vigliano di Scoppito 28
– S.Bartolomeo in Collectario a Scoppito 29
– S.Maria in civitatem ad Amiternum,  chiesa Cattedrale  della diocesi di Amiternum 30

– Santuario di S.Vittorino, ora chiesa di S.Michele Arcangelo a S.Vittorino 31

Esisteva quindi, sotto la sede vescovile di Amiternum, una serie di strutture che interagivano, pur mantenendo la loro indipendenza.

Questa situazione muta tragicamente poco dopo la morte di Equizio, con l’invasione dei Longobardi, gli eccidi dei monaci, e lo sconvolgimento della struttura politica del territorio e di conseguenza dell’economia. Vengono istituiti i Ducati di Spoleto (572 d.C.) e di Benevento (590 d. C.). L’area amiternina diverrà terra di confine e, nel tempo, verrà inferto un duro colpo alla pratica della transumanza con la perdita della sicurezza nei collegamenti fra i pascoli estivi di altura e quelli invernali del Tavoliere delle Puglie (sicurezza che era garantita sotto l’Impero Romano, essendo questa attivita’ un importante fonte di ricchezza).

Tutto diviene più difficile dopo l’invasione dei Longobardi, tuttavia le strutture monastiche seppero risollevarsi meglio delle primitive pievi grazie alla loro organizzazione nel lavoro agricolo, nella pastorizia e nella capacità industriale , tanto da diventare in seguito diffuse, su ampi territori, autosufficienti e potenti 32.


1 C. Pietri, La cristianizzazione dell’impero, Storia di Roma, Ed. Einaudi, Vol. III, L’età tardo antica, p.845-876 
2 M. Buonocore, L’Abruzzo e il Molise in età romana, I, p. 193 e seg.
3 V. Ottaviani, Il cimitero cristiano e la chiesa di S. Vittorino presso Amiternum, p. L’Aquila, Ed. ISSRA, 1987
4 A. Clementi, Amiternum dopo la distruzione, Ed. Colacchi, p.163-65, 2003
5 L. Pani Ermini, Atti della pontificia Accademia Romana di Archeologia, vol.XLIV, p.257-264, 1971-72
6 L. Pani Ermini, Contributi alla storia delle diocesi di Amiternum, Forcona e Valva, Atti della Pontificia Accademia Romana di Archeologia, vol. XLIV, p.257-274, 1971-72 ;  G. Marinangeli, Pitinas episcopatus, Rivista di Storia della Chiesa in Italia, N.3, sett-dic., 1963                                    
7 S.M.Scrinari, note di archeologia paleocristiana abruzzese, atti del IX congresso di archeologia cristiana, Roma Città del Vaticano, p.467-469, 1978
8 T. Livio, Ab urbe condita, XII,14, a cura di C.Vitali, Bologna, 1988
9 A.Clementi, Amiternum dopo la distruzione, pg 11-16,Ed. Colacchi, AQ, 2003
10 G. Marinangeli, Equizio amiternino e il suo movimento monastico, Bull.dep. abruzzese di Storia Patria, p. 281-343, 1974
11 Dialogi di Gregorio Magno, Dial, I, IV, 1-21
12 A.Clementi, Amiternum dopo la distruzione, pg 33-40,41-57, Ed. Colacchi, AQ, 2003
13 G. Cialone, M.R. Copersino, Archeologia e Terremoto, p. 24-37, Ed. One Group, 2013
14 Portale: Parrocchia di S.Lorenzo di Marruci, Santo Equizio, articolo di Carlo Maria D’Este, Centro regionale Beni Culturali
15 S. Zenodocchio, Saggio di toponomastica amiternina dai Regesti farfensi, BDASP, p. 289-291, 79 (1989);  U. Morrica, Gregorio Magno, Dialogi, p.28, 1924
16 A.Clementi, Amiternum dopo la distruzione, p.184, Ed. Colacchi, AQ, 2003
17 A.Clementi, Amiternum dopo la distruzione, p.77, Ed. Colacchi, AQ, 2003
18 A.Leosini, Monumenti storici artistici della città di Aquila e suoi contorni, Aquila, 1848
19 S. Zenodocchio, Saggio di toponomastica amiternina dai Regesti farfensi, BDASP, p.293-94, 79 (1989)
20 L.Capannolo, Abbazia di S. Severo di Arischia, Articolo del quotidiano Il Centro, 9/2/2011; G. Marinangeli, Equizio amiternino e il suo movimento monastico, Bull.dep. abruzzese di Storia Patria, p321-322, 1974, dove si accenna anche ad un monastero di “virgines”, dedicato a S. Lucia, in contrada Cansatessa 
21 S. Zenodocchio, Saggio di toponomastica amiternina dai Regesti farfensi, BDASP, p.335-336, 79 (1989)
22 N.Tomei, Dissertazione sopra gli atti e culto di S.Franco di Assergi, Napoli,1791; A.Clementi, Amiternum dopo la distruzione, p. 175, Ed. Colacchi, AQ, 2003
23 Secondo alcune tradizioni locali, riportate dallo storico Teodoro Bonanni ( Guida storica della città dell’Aquila), la chiesa sarebbe stata edificata sopra i resti di un tempio pagano e il monastero sarebbe stato fondato dai monaci Equiziani
24 M.Milella Lovecchio, Insediamenti benedettini in Puglia. S.Maria di Pulsano, Congedo,Galatina, vol.II,t.I, pp.51-64, 1981; G.Bertelli, Il monastero di Pulsano sul Gargano, Atti V Congresso studi, Sannicandro Gargano,1998                    
25 G.Marinangeli, Influssi”equiziani” nel Monastero gregoriano ” ad Clivum Scauri”, Boll.Dep. Abuzzese di Storia Patria, LXXXI(1981),p.57-83; G.Marinangeli, BDASP, p.315-316, 1974
26 A.Clementi, Amiternum dopo la distruzione, p.38-39, Ed. Colacchi, AQ, 2003; G.Marinangeli, Influssi”equiziani” nel Monastero gregoriano ” ad Clivum Scauri”, Boll.Dep. Abuzzese di Storia Patria, LXXXI(1981),p.57-83
27 F. Redi e al., La chiesa di S. Paolo di Barete. Dallo scavo al restauro. Venti secoli di storia riscoperti, Ed. All’Insegna del Giglio, Firenze, 2014
28 M.R.Acone, Il castello di S.Silvestro e l’Abbazia di S. Silvestro di Pietrabattuta, Ed. One Group, 2009
29 M.R.Acone, Tesi di Laurea
30 F.Redi e al., Amiternum (AQ), Campo S. Maria, Rapporto preliminare, 2012
31 A. Clementi, Amiternum dopo la distruzione, p.156-57, Ed. Colacchi, 2003
32 C. Picasso, Monachesimo Benedettino in Abruzzo nell’alto Medioevo, BDASP, p.5-23, 1981