Celano


La più antica presenza umana attualmente nota nel territorio perilacustre di Celano risale a 18000 anni fa con il rinvenimento di tracce preistoriche; qui sono state trovate testimonianze abitative risalenti al Bronzo medio (3700-3600 anni fa) e necropoli del X secolo a.C.

In epoca italica il territorio del Fucino fu abitato dall’antico popolo degli Equi che furono definitivamente assoggettati a Roma dopo la seconda guerra sannitica (304 a.C.).

La caduta dell’Impero romano e le invasioni barbariche, assieme alle continue esondazioni[1]del lago del Fucino, spinsero le popolazioni che abitavano le sponde del lago a rifugiarsi sulle falde dei monti.

Dopo la conquista longobarda la Marsica entrò nel 591 nell’orbita del Ducato di Spoleto, divenendo Gastaldia dei Marsi che Lotario II elevò a rango di contea tra l’859-860.

E’ con i Conti Berardi che Celano divenne il centro più importante della contea dei Marsi[2].

In epoca normanna Celano fu feudo del Conte Rainaldo, armando 12 soldati a cavallo (come attestato dal Catalogo dei Baroni); ma è in epoca sveva, con il Conte Pietro [3], che Celano raggiunse il massimo splendore grazie all’unione con la contea di Albe (1198) e all’ampliamento dei suoi domìni[4]. Dopo una iniziale ostilità verso Federico II che cercava di limitarne l’autonomia, Pietro si fa suo alleato [5] per contrastare l’imperatore Ottone IV di Brunswich (1210), sceso in Italia per rivendicare il Regno di Sicilia; in cambio ottiene da Federico, come riconoscimento, la Marca di Ancona e la carica di capitano e maestro giustiziere.

La politica di autonomia ed espansione del Conte Pietro fu proseguita del nipote Tommaso che scaccio’ le truppe di Federico II la’ residenti; in risposta Celano fu assediata (1223) e distrutta[6] e la sua popolazione deportata in Sicilia e a Malta.

Solo nel 1227, e per intercessione del papa Onorio III, i Celanesi poterono far ritorno e ricostruire la loro città in un luogo non distante dalla vecchia, sul Colle di S. Flaviano, ma col nome imposto di Cesarea[7].

Ancora nel 1229 Federico II affronta nel territorio marsicano le truppe del papa Gregorio IX, comandate dal Conte Tommaso, suo parente, che cercava di riconquistare il potere su Celano. Ma solo nel 1247 tramite mediazione del papa Innocenzo IV, il Conte Ruggero, figlio di Tommaso, rientra nel possesso di Celano e riunifica le contee di Albe e Celano.

Dopo la morte di Federico II (1250), il Conte Ruggiero si schierò con Carlo I d’Angiò[8] e dopo la vittoria di quest’ultimo su Corradino, nel 1268, gli venne riconfermata quale ricompensa la contea dei Marsi, Rocca di Mezzo e il suo altipiano.

Celano diede i natali al monaco Tommaso, seguace di S. Francesco,[9] e di cui descrisse la vita (1229), assieme a quella di S. Chiara[10] (1256).

Nell’anno 1392 il Conte Pietro Berardi fece costruire il possente castello[11], simbolo di prestigio della contea sul territorio della Marsica.

Nel 1463 la contea di Celano fu assegnata da Ferdinando d’Aragona ad Antonio Todeschini Piccolomini dopo la battaglia di Troia[12].

Tra i monumenti degni di nota in Celano vi e’senza dubbio il poderoso e ben conservato castello.


Una cinta murari

castello medievale

a esterna, interrotta da 11 torri a scudo e 5 torri rotonde protegge nel suo interno un corpo centrale di forma rettangolare con quattro torri angolari quadrate e munite di merlature ghibelline. All’interno è presente un cortile con porticato che ha nel mezzo un pozzo[13].

Il castello ospita il Museo diocesano di Arte Sacra Marsicana, con oggetti di arte sacra, sculture lignee del XII secolo e materiale lapideo del VII-XIII secolo; dopo il terremoto dell’Aquila del 2009 ospita temporaneamente molte sue opere.


busto di s.equizio


Oltre il castello è degna di nota la chiesa di S. Maria delle Grazie, fatta costruire intorno all’XI secolo dal vescovo Pandolfo, figlio del Conte Berardo II. La facciata presenta due portali, uno al centro e l’altro sulla destra; l’interno presenta tre navate con soffitto a cassettoni. Nella chiesa lo stesso vescovo vi fece tumulare nel 1059 i resti dei santi martiri Simplicio, Costanzo e Vittoriano.

Un’altra chiesa degna di nota e’ la chiesa parrocchiale di S. Giovanni Battista risalente al XIII secolo; ristrutturata più volte a causa di terremoti presenta una facciata a capanna e l’interno a tre navate divise in sei arcate ogivali.

Un’altra chiesa importante e’ la chiesa di S. Michele Arcangelo costruita nel 1459[14] , che presenta una facciata racchiusa tra due lesene, con coronamento orizzontale; il portale è arricchito da due piccoli leoni stilofori in pietra rossa[15]e l’ interno è ad aula unica.

Infine e’ da notare la chiesa di S. Francesco (1345), con facciata a coronamento orizzontale ad archetti ciechi sulla parte terminale; il portale romanico è in pietra policroma con lunetta affrescata con Madonna col Bambino[16].

Presso gli scavi del villaggio palafitticolo di Celano è presente il Museo delle Paludi che accoglie reperti preistorici dell’età del Bronzo finale (XII sec.). ( tel. 0862 790357 )

Una escursione interessante è quella delle “Gole di Celano”, percorso di 5 km lungo il torrente la Foce.


[1] L. GATTO,Terre e vicende del Fucino, in Fucino cento anni 1877-1977, p. 218.

[2] R. COLAPIETRA,Profilo storico di Celanomedioevale,,Celano 1978. G. GROSSI, Celano, storia, arte, archeologia, Pro.-loco Comune Celano 1988. La famiglia dei conti Berardi, il cui capostipite fu Berardo I, elessero la loro sede in Celano. Pandolfo, figlio dio Berardo II, fu vescovo e fece erigere la chiesa di S. Giovanni Battista.

[3] Il Conte Pietro fu nel 1192, sostenitore di Enrico VI contro Tancredi.

[4] Tutto ciò rientrava in un piano ben preciso del Conte Pietro, cioè creare uno Stato cuscinetto di raccordo tra il Nord e il Sud.

[5] Il Conte Pietro non accettava le mire di Federico II, intese a ridimensionare le grandi contee e soprattutto quella di Celano, posta in zona strategica, lungo un asse viario importante di collegamento tra l’Italia centrale e il suo Regno.

[6] Il Conte Tommaso riparò a Roma ma gli vennero sottratti, oltre Celano, anche i castelli di Ovindoli e S. Potito.

[7] Con Cesarea si faceva riferimento all’imperatore Federico II, ma subito dopo la sua morte (1250) riprese il suo antico nome.

[8] Ruggero offrì la disponibilità delle rocche di Ovindoli e di S. Potito a Carlo I prima dello scontro sui Campi Patentini con Corradino di Svevia. Carlo d’Angiò che proveniva dall’Aquila, dimorò nella rocca di Ovindoli.

[9] Intorno all’anno 1220 S. Francesco visitò Celano

[10] Tommaso da Celano fu tra i primi discepoli di S. Francesco, nel 1215 indossò il saio. Missionario in Germania, tornò in Italia e fu insieme a S. Francesco, assistendolo fino alla fina. Tra i suoi scritti ricordiamo il Dies irae.

[11] Precedentemente (1264) si diede inizio alla costruzione del primo castello (cittadella), ma l’opera fu abbandonata perché si ritenne non sufficientemente adatto alla difesa.

[12] Avendo, il Piccolomini, guidato i suoi militi nella battaglia di Troia (Foggia), contro il duca di Sessa, vinta il 18 agosto 1462.

[13] Il castello iniziato a costruire nel 1392, fu ultimato solo dopo il 1463.

[14] In verità la chiesa fu voluta dal Conte Pietro, figlio di Ruggero da Celano, come risulta da un decreto datato 19 settembre 1392.

[15] V. BINDI,Monumenti storici ed artistici degli Abruzzi,Napoli 1889, II. p. 867.

[16] CORSIGNANI, 1739, Ia 610-17.