Cocullo

Il Comune di Cocullo (l’antica Cuculum) è posto a 870 m di altitudine, in territorio Pelino nell’alta Valle del fiume Sagittario.
Venne citato da Strabone nella sua ‘Geografia’ come Cocculum oppidum, città posta prossima alla Via Valeria[1]; Cuculum, in età augustea appartenne alla IV Regio.
Nella sua valle sono venuti alla luce resti dell’età del Ferro, numerosi bronzetti legati ad Ercole, una estesa necropoli con tombe a fossa del IV-I secolo a.C., e diverse strutture murarie di età imperiale.
Nell’alto medioevo l’antico centro era posto piu’ a valle dell’attuale, e fu abbandonato per un sito più sicuro, maggiormente difendibile, dopo le invasioni saracene e ungare; qui, attorno all’anno Mille, sorse il borgo medievale, con la sua torre e nel XII secolo fu fortificato da cinta muraria. Cocullo appartenne all’antica contea dei Marsi, ma passo’ alla contea di Celano[2] dopo la suddivisione del contado marsicano in tre parti ad opera di Ruggero II d’Altavilla.
Dal Catalogo dei Baroni apprendiamo che Cocullo era feudo di tre soldati a cavallo[3] con signore Ruggero da Celano; questi nel 1268 si schierò con Carlo I d’Angiò nella lotta contro Corradino di Svevia “ offrendogli la disponibilità di Cocullo[4] e delle sue rocche nella Valle del Liri.
Tra i monumenti degni di nota nel borgo vi è la Torre medievale del Castello a pianta quadrata, realizzata in pietra nel rione di S. Nicola, che in passato fu usata come campanile della chiesetta di S. Nicola di Bari. Questa chiesa era gia’ nota nel XIV secolo, poi cadde in abbandono e, definitivamente danneggiata dal terremoto del 1915 dal quale non e’ stata restaurata, si trova attualmente sconsacrata e in rovina, anche se ancora mostra una facciata interessante con un piccolo rosone e un portale architravato con una lunetta.
Un’altra chiesa interessante è quella della Madonna delle Grazie, posta sulla piazza omonima, sorta sui resti di un antico tempio dedicato a Giove; il nucleo originario della struttura risale al XIII secolo, dopodiche’ e’ stata ampiamente rimaneggiata nel tempo.
La sua facciata presenta un portale architravato con scultura di Agnus Dei e lunetta ogivale con resti di affresco; un piccolo rosone è posto sopra il portale affiancato da due edicole con due statue, rette da colonnine. L’interno e’a nave unica e, benche’ ampiamente modificato nel corso dei secoli, conserva ancora sulle pareti affreschi del ‘500.
La chiesa – Santuario di S. Domenico, ricostruita quasi del tutto nel secolo XX, sorge su di una più antica chiesa dedicata allo stesso, ed è famosa nel mondo per lo svolgimento delle funzioni per la Festa dei Serpari in onore del Santo, che si svolge il primo giovedì di maggio. Fra queste, la processione dei serpari, che è legata all’originario rito pagano dei Marsi, popolo noto a tutti per il potere di incantare i serpenti che si richiamava alla maga Circe, la cui sorella, Angizia, era venerata come dea in un culto specifico diffuso nei boschi che circondavano il lago del Fucino (Angitiae nemus). Sacri ad Angizia erano i serpenti ed era convinzione comune che la dea avesse il potere di guarire dai loro morsi[5]; i resti del grande santuario dedicato alla dea Angizia di questo santuario si trovano presso l’attuale borgo di Luco dei Marsi..
Con la diffusione del cristianesimo, al culto della dea si sostituì, intorno all’anno Mille, quello di S. Domenico, protettore contro i morsi e il dolore dei denti, contro i terremoti ed i lupi. Durante la manifestazione, paganesimo, credo cristiano, paure primordiali e conforto nella fede creano un’atmosfera unica surreale, dove il bene trionfa sul male.
I serpenti, avvolti sulla statua del santo restano immobili, mentre la processione procede tra la folla, attraversando il paese[6].
Prossima al paese è la Fontana Medievale che conserva tre arcate a sesto acuto ed una parte dei parapetti.
[1] STRABO, V,3,11,: “ La Via Valeria comincia da Tibur (Tivoli) e conduce fino al territorio dei Marsi e a Corfinium, metropoli dei Peligni. Su di essa ci sono lke città latine di Varia (Vicovaro), Carsioli (Carsoli) ed Alba e vicino la città di Cuculum (Cocullo)”.
[2] L. FARINACCI, La contea di Celano guida sicura dei Marsi, in L’Abruzzo nel Medioevo, cit.,, p. 727.
[3] Cat. Baron., cit., 1107, ‘ Rogerius de Celano sicut dixit predictus Comes tenet in Balba Coculum quod est pheudum III militum et cum aumento obtulit milites IV.
[4] L. FARINACCI, cit., p. 731.
[5] R. DEL PONTE, Dei e miti italici, Genova 1986, p. 172.
[6] I cosiddetti ‘Serpari’sono registrati su di un albo e gli unici autorizzati alla caccia dei rettili, caccia che inizia il 19 marzo e termina una settimana dopo la manifestazione con il rilascio dei rettili. Catturati i serpenti vengono messi in pentole di creta ed alimentati con crusca.