Per i “Palazzi Colantoni” e Ponte “Nascusci”

Per i “Palazzi Colantoni” e Ponte Nascusci
Un unico tracciato, rappresentato nella foto sotto riportata, permetterebbe di raggiungere entrambi i monumenti di interesse: i ruderi dei palazzi Colantoni (i Palazzi) e l’antico ponte di epoca romana repubblicana, il ponte “nascusci”. La situazione del percorso, però, (in parte immerso nella folta vegetazione e in parte impedito da recinzioni di proprietà private) è tale da far preferire la visita a questi due obiettivi con due percorsi separati. Entrambi con partenza dalla SS 17.
Il primo, i ruderi dei Palazzi (Colantoni o detto anche, in passato, da qualcuno, dei Galantuomini) si raggiunge con un sentiero nel bosco che si imbocca dalla SS 17 (sulla sinistra in direzione L’Aquila) 300 metri circa prima della stradina che porta alla cava di fronte (circa 100 metri prima c’è, a destra della SS 17, uno spiazzo in cui si può parcheggiare).
I ruderi dei Palazzi sono ciò che resta degli edifici dell’antica abbazia di S. Silvestro di Pietrabattuta, e durante il tragitto, attorno al sentiero, si incontrano altri resti residuali di antiche costruzioni. Una descrizione accurata del luogo, dei ruderi e della storia di questo territorio è presentata nel libro di Maria Rita Acone “La rocca di S. Silvestro e l’abbazia di S. Silvestro di Pietrabattuta “.
Il secondo, è un bel ponte romano a una arcata che oggi, purtroppo, versa in condizioni di abbandono ed è abbastanza malridotto. Si trova all’altezza della località Sturabotte, a 200 m circa a nord dell’omonimo ristorante, circondato da folta vegetazione.
Forse lo è sempre stato, tanto che era conosciuto come ponte nascosto, o “nascusci”, secondo l’antica dizione locale.
Si arriva a questo ponte imboccando un viottolo sulla sinistra della SS 17, un centinaio di metri prima del ristorante; subito dopo si trova una casa di fronte alla quale, sull’altro lato della statale, c’è uno spiazzo per il parcheggio di qualche auto.
Prendendo questo viottolo, alla cui sinistra, quasi all’inizio, c’è un canile domestico e proseguendo al confine dei campi in direzione nord, si arriva al rudere, ai pietroni di quell’arcata antica, coperta alla meglio da una specie di tettoia di lamiera sorretta da una semplice struttura di tubi di ferro.
Sono comunque resti suggestivi, dovendo il ponte risalire a prima dell’età imperiale romana, forse al III o al II sec. a.C.
Sotto ci doveva passare un fosso, e, sopra, una strada che da ovest, venendo dritta sulla fiancata del monte, portava a nord est, forse la mitica via Litina (menzionata da Varrone e di cui parla il Persichetti), che doveva ripercorrere l’antichissimo percorso verso il centro degli Aborigeni che sarebbero stati poi inglobati nei Sabini. Tracce di questa strada, sopra il ponte, dovevano essere ancora visibili ai tempi del Persichetti; ora, invece, non è possibile trovarle. Forse si potrebbe intravederne il tracciato dall’alto, da segni dell’erba più chiari, chissà!
Nel suo “Viaggio archeologico lungo la Salaria”, di fine ‘800, l’archeologo aquilano Niccolò Persichetti descrive questo monumento, mettendo anche una sua bella fotografia (dove il ponte appare molto più integro e in ambiente meno selvaggio rispetto a oggi), che si riporta sotto assieme alla descrizione dell’emozione che questa vista procurò al Persichetti stesso.
Da N. Persichetti :
“Traversando l’anzidetta valle, che oggidì forma il piano di Civitatomassa, è l’esistenza, quasi nel mezzo della valle medesima, di un bellissimo ponte antico detto “ponte nascosto” o volgarmente “ponte nascusci”, che cavalca un fosso d’acqua di scolo. E’ a 800 metri circa a sud del km 140 della ferrovia e giace quasi nascosto nel fondo della valletta, fra due poggi che ricongiunge.
Dopo aver lungamente camminato senza trovar alcunché di rimarchevole, in mezzo a tanta desolazione, la vista di quel bellissimo rudero che, quantunque di sasso, ti ricorda eloquente il genio e la potenza degli antichi, t’inonda l’animo di gioia. Pare un’oasi nel deserto. Delle edere lo abbracciano…“.