Pescasseroli, Opi, Villetta Barrea, Barrea

Pescasseroli è situata in una splendida conca montana tra boschi di abeti e faggi, su di un altipiano a 1167 metri di altitudine, ed e’ lambita dal fiume Sangro.
La presenza dell’uomo nei dintorni risale all’età della pietra, come attestano rinvenimenti di raschiatoi e punte.
Una iscrizione rinvenuta in passato presso Opi ci dice che fu territorio dei Marsi.
La valle lungo la quale scorre il fiume Sangro fu da sempre tramite tra il Fucino e la Valle del Sangro, avendo un ramo del tratturo Pescasseroli-Candela, che, partendo da S. Benedetto dei Marsi, attraversava Pescasseroli, Opi e proseguiva per Alfedena.
Il primitivo villaggio sorse probabilmente intorno al castello-recinto costruito tra il IX e X secolo su di uno sperone roccioso a difesa delle incursioni saracene ed ungare e per avvistamento e controllo dell’accesso alla valle del Sangro. In seguito, intorno all’anno 1000, un nuovo borgo si venne ad organizzare più in basso intorno all’abbazia di S. Paolo, ma e’ solo nel 1115 che viene citato per la prima volta il nome Pescasseroli, in una bolla corografica di papa Pasquale II: Ecclesiae S. Pauli ad Pesclum Seruale.
Nel XII secolo Pesclum Seroli era feudo di due soldati a cavallo e il loro signore era Horrisius Burrellus. Quando il giustizierato d’Abruzzo fu diviso in ultra et citra flumen Piscariae per volere di Carlo I d’Angiò, Pescasseroli fu aggregato all’Abruzzo citeriore.
In Pescasseroli e’ importante la chiesa parrocchiale dei SS. Pietro e Paolo, anteriore al XII secolo.
Era parte di una abbazia della quale non abbiamo documentazione storica. Distrutta dal terremoto del 1349 e ricostruita in stile gotico abruzzese, fu successivamente restaurata dopo il terremoto del 1579 e le fu aggiunto il titolo di S. Pietro. La facciata presenta un bellissimo portale architravato con arco ogivale, sormontato da una finestra quadrangolare di stile rinascimentale. Il campanile sulla sinistra della facciata è a pianta quadrata con struttura romanica. L’interno, che conserva un coro ligneo degno di nota e una croce professionale d’argento di scuola sulmonese del XV secolo, presenta tre navate.
A Pescasseroli nacque il 25 febbraio del 1866 il filosofo Benedetto Croce nel palazzo Sipari, casa natale materna, dove visse Erminio Sipari, fondatore del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise ufficialmente riconosciuto dalla Stato italiano l’11 gennaio del 1923.
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Il piccolo Comune di Opi è posto alla falde del monte Morsicano su uno sperone di roccia a 1250 m di altitudine, immerso nel Parco Nazionale d’Abruzzo.
Il territorio era abitato già a partire dal XVI secolo a.C., come testimoniano un centinaio di tombe venute alla luce in località Val Fondillo, assieme ad alcuni dischi corazza, un gladio e materiale in ferro e bronzo. In epoca italica un centro fortificato sorgeva sul sito dell’attuale borgo, a controllo del valico di Forca d’Acero. Il paese conserva ancora l’aspetto di borgo medievale, con struttura urbana fusiforme e case- mura. Con la conquista normanna del territorio divenne signore di Opi Roberto di Montefray per conto di Simone di Sangro:” …et tenet Oppidum (Opi) quod est in Principatu et in Terra Burellensi et quod est pheudum IIII militum.
Successivamente alla divisione del Giustizierato d’Abruzzo in ultra et citra flumen Piscariae , voluta da Carlo I d’Angiò nel 1273, Opi fu inserito nell’Abruzzo citra.
Nel borgo è da visitare la parrocchiale S. Maria Assunta, posta nella parte centrale del paese; costruita intorno al XII secolo e ricostruita più volte dopo vari terremoti, conserva, della struttura iniziale, soltanto il campanile.
Nel territorio di Opi venne istituita nel 1921 la prima area naturale protetta d’Italia di 500 ettari, presso la Costa della Camosciara.
Posto presso il lago di Barrea ai piedi del monte Mattone, a 990 m di altitudine, Villetta Barrea è un Comune di oltre seicento abitanti.
Resti di manufatti risalenti al paleolitico inferiore sono venuti alla luce alla Camosciara e nella vicina grotta ‘Graziani’, a testimoniare che la zona era frequentata dall’uomo nel paleolitico superiore . Invece in epoca italica i Pentri abitarono il territorio che dopo l’acquisizione della cittadinanza romana fece parte della I Regio .
Le prime notizie scritte riguardanti Villetta Barrea risalgono all’VIII secolo d.C. e narrano della fondazione del monastero di S. Angelo di Barra ad opera dei monaci benedettini.
Con l’invasione dei Saraceni nel 937 il monastero venne distrutto e venne ricostruito solo dopo ottanta anni. Nel 960 il monastero fu annesso dal vescovo marsicano Alberico nella sua diocesi, ma, abbandonato dai monaci, decadde. Lo troviamo ancora nel 975 amministrato dal monastero di S. Vincenzo al Volturno, mentre nel 996 apparteneva al ducato di Spoleto, come riportato nel precetto dell’imperatore Ottone III.
Nel 1017 fu donato dai Principi di Capua al monastero di Montecassino e l’abate Atenolfo lo fece ricostruire facendo erigere a tutela dei monaci un fortilizio dove poter risiedere.
Il nucleo originario di Villetta Barrea si venne organizzando intorno alla torre trecentesca che controllava la valle, situata nel punto più alto del paese detto ‘Castello’. La torre circolare, restaurata di recente, accoglie il Museo della chiesa parrocchiale di S. Maria Assunta.
Tale chiesa venne distrutta dal terremoto del 1915 e ricostruita nel 1927, recuperandone il portale.
Il borgo di Barrea è posto su di uno sperone di roccia a circa mille metri di altitudine, prossimo al lago omonimo e racchiuso tra i monti della Meta e il monte Greco. La più antica testimonianza umana nella valle risale al paleolitico inferiore, mentre i ritrovamenti di tombe del VII-IV secolo a.C. ci dicono che i Sanniti della tribù dei Pentri erano presenti nel territorio .
Con l’acquisizione romana e l’ottenimento della piena cittadinanza, si ebbe un florido periodo di benessere legato alla transumanza verso i pascoli pugliesi. La caduta di Roma, la guerra greco -gotica e l’invasione longobarda determinarono la fine della transumanza, che portò ad una economia di pura sussistenza e quindi ad una crisi demografica.
La successiva presenza monastica benedettina sul territorio, a partire dall’VIII secolo, fu determinante per il recupero sia economico che di controllo di un’area di confine e di transito. Risale all’859-860 la nomina a conti di tutti i gastaldi di ‘Terra dei Marsi’, per volere di Ludovico II, e Barrea venne quindi a far parte della contea di Celano. Probabilmente furono le scorrerie saracene che spinsero le popolazioni sparse della valle a riunirsi in zone più elevate dentro strutture munite di mura. Risale all’XI secolo la fondazione del castello di Barrea, insieme a quello di Castel di Sangro, costruiti su punti di passaggio.
I Di Sangro furono i primi signori del borgo di Barrea, con Simone (1140-1160) e poi Riccardo I. Il primitivo castello di Barrea era costituito da una torre di forma quadrata posta nella parte più elevata del borgo.
Durante la presenza normanna sul territorio, si ebbe un un rilancio dell’economia legata al ripristino della pratica della transumanza verso la Puglia.
Barrea fu distrutta nel 1230 ad opera delle truppe di papa Gregorio IX al comando del cardinale Giovanni Colonna, durante le lotte tra papato e Federico II e fu poi ricostruita sul medesimo sito. Apprendiamo dalle decime papali che in quegli anni Barrea apparteneva alla diocesi di Valva. Con i Caldora, signori di Barrea nel XV secolo, venne edificato il secondo torrione di forma circolare posto più in alto di quello antico del XII secolo. Le due torri erano quindi collegate da mura di cinta con due aperture, dette rispettivamente porta di Sopra e porta di Sotto.
Da vedere nella parte alta del borgo, presso la porta di Sopra, la chiesa di S. Tommaso Apostolo costruita nel XIII secolo, più volte danneggiata e ristrutturata. Il campanile subì un crollo dal terremoto nel 1703 e venne ricostruito nel 1710. Sulla facciata è presente un portale architravato di stile tardo-rinascimentale, mentre l’interno a tre navate è coperto da stucchi barocchi e decorazioni.
I più antichi manufatti risalgono al paleolitico inferiore (650.000- 35.000 anni fa), mentre resti databili al paleolitico superiore (35.000- 8.000 a.C. ) sono stati trovati presso il Monte Morsicano.
C. LETTA, I Marsi e il Fucino nell’antichità,Milano 1972, p. 115, 117; M. BUONOCORE, L’Abruzzo e il Molise, cit. I, p. 160. L’epigrafe marsa riguarda una dedica alla dea Veruna Erinia: Ve[s]une Erinie et Erine patre.
Il castello di Pescasseroli, detto Castel Mancino, è prossimo all’abitato, a circa 1300 m di quota, attualmente dirupo. Forse costruito sulle rovine di un insediamento italico, era costituito da un mastio, tre torii più piccole e circondato da mura.
Secondo alcuni il borgo trae il nome dalla divinità arcaica romana, moglie di Saturno, dea dell’abbondanza, introdotta a Roma da Tito Tazio e venerata il 25 agosto e il 19 dicembre G. DUMEZIL, La religione romana arcaica, Milano 1977, p. 150, 160.
G. TAGLIAMONTE, I Sanniti, Caudini, Irpini, Pentri, Carnicini, Frentani, Milano, 1996, p. 88. Gli scavi dei promi anni novanta del secolo passato furono diretti dalla Soprintendenza Archeologica dell’Abruzzo e dell’Institute of Archeology dell’Università di Oxford
A. M. RADMILLI, Il paleolitico superiore nella grotta Achille Graziani, Pisa 1955. Nella grotta, posta alla confluenza del torrente Scerto con il fiume Sangro e frequentata a partire da 13500 anni fa, si rinvennero strumenti litici, resti di fauna locale e tracce di ceramica di epoca romana.
E. GATTOLA, Historia abbatiae Cassinensis,Venetiis, I, pp. 123-126. M. INGUANEZ, Documenti cassinesi per S. Angelo di Barrea, in Bull. Deput. Storia Patr. Abruz. ,III, XX-XXI (1929-30) pp. 7-24. U. PIETRANTONIO, Il monachesimo benedettin, cit. p. 329.
In questo periodo nel territorio erano presenti solo sparuti gruppi di abitazioni di pastori e contadini. prossimi a chiese campestri. Con i Longobardi il territorio venne a far parte della gastaldia ( struttura amministrativa) dei Marsi, con a capo un ‘ Gastaldius Marsorum’.
L FARINACCI, La contea di Celanoguida sicura dei Marsi,in L’Abruzzo nel Medioevo, Chieti 2003, p. 722.