Prata d’Ansidonia, Peltuinum, Castel Camponeschi, Tussio

Comune di 500 abitanti posto a 846 m di altitudine, ha due frazioni: Tussio e S. Nicandro.
Era detta anticamente Civitas Sidonia, ovvero città di Sidonio dal nome del possessore del territorio circostante, poi nel Medioevo Villa Prate (con 24 famiglie) col suo Castrum Sancti Petri Camponischi (8 famiglie), poi Ansedonia fino al 1860, quindi Prata d’Ansidonia. Secondo una più recente interpretazione (A. Clementi), il nome Ansedonia deriverebbe dal latino “ ansarium”, che significa “dazio”, riferito quindi alla tassa che si doveva pagare per l’attraversamento.
Sorse intorno all’VIII-IX secolo dopo la scomparsa di Peltuinum e insieme a Leporanica (S. Nicandro), S. Demetrio e Sinizzo, fece parte della Terra Siniziense. Nella bolla corografica di papa Pasquale II del 1113 viene citata …Ecclesiam Sancte Marie in Ansedonia. Ugualmente nel breve di papa Innocenzo II del 1138 rivolto al vescovo di Valva Dodone: …Ecclesiam Sancte Marie et Sancti Pauli in Ansedonia. La Terra Siniziense fu tassata per 30 once d’oro per la costruzione dell’Aquila.
Fu nel 1385 feudo degli Orsini, conti di Manoppello, e negli stessi anni entrò a far parte della diocesi dell’Aquila.
Nel centro di Prata d’Ansidonia abbiamo la chiesa parrocchiale di S. Nicola di Bari, ampiamente ricostruita su una precedente del XII secolo dedicata alla Madonna. L’interno, in stile barocco, è ad aula unica, al suo interno lo splendido ambone proveniente dalla chiesa di S. Paolo di Peltuinum; sul lato sinistro della facciata vi è un massiccio campanile a pianta quadrata con orologio.
A metà strada tra Castelnuovo e Prata d’Ansidonia, in località Civita Ansidonia, si trova il sito archeologico di Peltuinum, antica citta’ vestina presa nel 302 a. C. dai Romani che raggiunse il suo massimo splendore urbanistico in età augustea.
Importante centro per la sua posizione strategica e la viabilità, per il commercio di bestiame, della transumanza e del vino, mantenne sempre l’ordinamento di Praefectura. La città era cinta da mura tardo repubblicane e, secondo alcuni studiosi, era attraversata dalla via Claudia Nova che ne rappresentava l’asse principale, congiungendo la Porta occidentale con quella orientale. La struttura urbanistica rispecchiava gli schemi dell’impostazione romana, ad eccezione del teatro e dell’anfiteatro . Nel foro, ubicato sulla parte sud della città, era posto un tempio dedicato ad Apollo,
con un grande podio con colonnato corinzio sulla facciata e circondato da un portico colonnato anch’esso su tre lati. Il teatro di età augustea, era addossato alle mura adagiandosi in parte su un pendio.
La sua cavea era di 29 m (cento piedi) con un diametro di 58m (200 piedi). Successivamente ristrutturato dopo il terremoto del 51 d.C., raggiunse la lunghezza di 70m, potendo ospitare 2600 persone. Dell’anfiteatro resta soltanto l’avvallamento del terreno nella parte nord dell’abitato e del tempio alcune basi di colonne.
La città decadde, probabilmente dopo il terremoto del 364 d.C. che provocò gravi danni in tutto il territorio. Il crollo dell’Impero, la successiva guerra gotico-bizantina e poi l’invasione longobarda favorìrono l’abbandono dell’abitato, al quale seguì lo spoglio delle opere murarie, necessarie per la costruzione di chiese e castelli. E’ stata riportata alla luce, e ne restano significativi resti accanto al teatro, una fabbrica medievale per il riciclo dei materiali edili romani.
Nel periodo normanno Villa Prate venne detta Civita Simonia, quindi successivamente Ansidonia.
Attualmente sono visibili resti di lunghi tratti di mura di cinta, della porta occidentale, del teatro e del tempio di Apollo.
A sud dell’ingresso del sito di Peltuinum si trova la chiesa di S. Paolo.
Eretta probabilmente tra il VII e l’VIII secolo d.C. e ricostruita in stile romanico nel XII secolo, la chiesa sorge fuori delle mura urbane di Peltuinum, forse sui ruderi di un tempio pagano; e’ visibile una notevole quantita’ di materiale di spoglio impiegato nella sua costruzione proveniente dalla vicina città vestina. Il prospetto della chiesa presenta un portale al centro architravato con due lesene di sostegno, un lunetta e al di sopra due ocelli sovrapposti. La facciata termina con un timpano di forma triangolare. L’interno e’ ad aula unica a forma di T, senza abside, e lungo le mura vi sono arcate cieche, con affreschi duecenteschi. La copertura è in legno con capriate ed il pavimento è realizzato in cotto. Dalla chiesa fu tolto l’ambone che la ornava, datato 1240, e fu collocato presso la parrocchia di S. Nicola di Prata d’Ansidonia.
La chiesa di S. Paolo e’citata in una bolla di papa Innocenzo II del 23 marzo del 1138.
Situato su di una collina a circa 1 chilometro a sud-est di Prata d’Ansidonia, Castel Camponeschi è un borgo murato del quale non conosciamo il costruttore né il periodo di fondazione.
Per certo sappiamo che fu fortificato tra il XII –XIII secolo dalla famiglia dei Camponeschi, divenutane proprietaria. La cinta muraria, ormai priva di coronamento, presenta due porte di ingresso a sesto acuto e due torri angolari, delle sei iniziali, una quadrata e l’altra cilindrica.
Dopo i danni subiti nel terremoto del 1703 le sue abitazioni furono ricostruite e alcune sono rimaste abitate fino agli anni ’60 del secolo scorso. Verso fine ‘900 si iniziarono dei lavori di restauro del borgo, poi interrotti.
Tussio e’ un interessante borgo fortificato che ha ben conservato la sua struttura medievale, con i suoi caratteristici vicoli
e la sua bella torre. Situato su di una collina a circa 3 chilometri a est di Peltuinum, si trova a lambire il tratturo magno.. Nelle sue vicinanze scavi occasionali attorno alla meta’ del secolo scorso portarono alla luce due grandi e bellissime statue di leoni di epoca romana imperiale; uno di questi e’ attualmente collocato nel chiostro del forte spagnolo a L’Aquila, l’altro e’ conservato a Tussio nella corte della chiesa nella piazzetta della torre.
Secondo alcuni autori raggiunse circa 11000 abitanti, ma non divenne mai municipium. infatti da un decreto promulgato nel 242 d.C, ripotato su di una epigrafe (CIL, IX, 3429), apprendiamo che era ancora praefectura. La prefettura era un ordinamento che limitava l’autonomia. rspetto al municipium, affidando l’amministrazione ai prefetti (praefecti iure dicendo). Alla popolazione veniva concessa la cittadinanza romana ma era negato il voto (sine suffragio).
A. LA REGINA, Peltuinum,in Quaderni Ist. Top. Ant.Univ.Roma, 1 (1964), pp. 67-73). Le mura delimitavano un spazio di circa 22 ettari.
Se ne discosta per la disposizione del teatro che era all’esterno delle mura e per l’anfiteatro che era all’interno della città!
Con quel terremoto crollarono case a Roma, sul Campidoglio e vi furono anche vittime (Tacito, Annali XII, 43,1).
I danni alle strutture furono rilevati nel corso degli scavi sia ad Alba Fucens (J. MARTENS, Alba Fucens,Louvain 1981, p. 11) che a Luco dei Marsi, la vecchia Angitia(G. GROSSI, La città di Angizia , il Lucus Angitiae e le origini di Luco dei Marsi, Avezzano, 1981, p. 35). E’ stata avanzata l’ipotesi che l’area urbana sia stata abitata ancora fino all’ VIII secolo d.C. ( E. MIGLIARIO,Uomini terre e strade, cit., p. 176, nota 144).