San Benedetto dei Marsi, Ortucchio, Trasacco, Luco dei Marsi

Il Comune di S. Benedetto dei Marsi (l’antica Marruvium) è posto nella parte orientale della piana del Fucino e probabilmente occupava, intorno al V-VI secolo, il sito dell’antico Marruvium, capitale dei Marsi. In epoca romana fu municipium, facendo parte della Regio IV (Sabina et Samnium) e ascritto alla tribù Sergia (CIL, IX, p. 349), governata da quattuorviri.
Con il prosciugamento del lago del Fucino sotto Claudio e soprattutto con la bonifica adrianea trasse grande vantaggio come tutti i centri intorno posti sulle sponde del bacino; la città si sviluppo’ urbanisticamente, ebbe un campidoglio, un teatro, un anfiteatro, una palestra e le terme.
La sua successiva decadenza non fu legata a problemi politici o militari, ma al nuovo innalzamento del livello delle acque del lago, per mancanza di lavori di manutenzione.
In seguito fu appellata con Marsia, Civitas Marsorum ed infine Valeria.
Dopo la caduta dell’Impero di Roma, si ebbe nella Marsica, attraverso la via consolare Tiburtina-Valeria, una precoce diffusione del cristianesimo; del periodo paleocristiano restano, in S. Benedetto, i resti della cattedrale di Santa Sabina, sede dell’antica diocesi dei Marsi.
Con l’invasione longobarda il territorio divenne gastialdìa del Ducato di Spoleto.
Secoli dopo (XI – XII), in cui la città raggiunse il massimo splendore, con donazioni da parte dei conti dei Marsi, la cattedrale e’ citata in due bolle papali, una del 1057 e l’altra del 1114.
Distrutta nel 1222 da Tommaso, conte di Celano, negli scontri con Federico II, venne ricostruita nel 1287 ed inaugurata alla presenza di papa Onorio IV.
Con la successiva distruzione da parte angioina nel 1340 iniziò il lento decadimento della citta’e infine il trasferimento della diocesi a Pescina, la cui nuova cattedrale di S. Maria delle Grazie divenne sede episcopale dei Marsi nel gennaio del 1580.
Della cattedrale di S. Sabina resta in piedi soltanto la parte inferiore e precisamente il bel portale duecentesco, con un arco a tutto sesto.
All’interno la chiesa era a tre navate e 5 campate con pilastri di forma quadrata ed abside circolare.
Dei resti di epoca romana, mentre modesti sono quelli dell’anfiteatro romano (che presentano appena qualche traccia, all’ingresso nord, della scala di accesso alla cavea e, al centro, di tracce della spina per la corsa delle bighe), e’ invece di grande interesse un tratto di strada di circa 30 metri con i suoi basoli e i crepidini laterali, che venne alla luce sot
to la piazza principale del paese.
Il piccolo centro di Ortucchio era prossimo alle sponde orientali del lago, lungo la Circonfucense. La presenza umana nel suo territorio, come del resto lungo le sponde del lago del Fucino, risale all’incirca a 16.000 anni fa, testimoniata da ritrovamenti nelle grotte di Ortucchio, La Punta e Maritza. Presso il colle di Ortucchio sono venuti alla luce resti di tomba di età neolitica (V millennio a.C.). Risale al VII e VI secolo a.C., come testimoniano i resti di templi italici, la presenza di popolazione marsa, mentre nel IV secolo a.C. si ha lo scontro con Roma e la conseguente annessione a quest’ultima.
Le invasioni barbariche e l’innalzamento del livello delle acque del lago spinsero gli abitanti a raccogliersi in centri fortificati di altura, per poi ridiscendere sul colle Ortuculum, citato (789-822) nella lista dei servi di Farfa:” In Ortucle, suptus Sanctam Mariam. Petiam .I. tenent Braka Putida”. La chiesa originaria di S. Maria in Ortucle, edificata sui resti di mura megalitiche e risalente probabilmente all’ VIII secolo d.C.., ora denominata di S. Orante, fu menzionata nell’anno 1114 in una bolla papale; ad aula unica, ricalcata dall’attuale navata centrale, presenta un’abside quadrata.
Il Castello Piccolomini-Darsena rappresenta un insolito esempio di fortezza sull’acqua, unico in Abruzzo; fu più volte ampliato e completato da Antonio Piccolomini di Aragona, duca di Amalfi. Presenta torrioni cilindrici agli angoli ed un mastio quadrato centrale con merlature aggettanti su beccatelli.
Comune con oltre 6000 abitanti, posto a 690 metri di altitudine, Trasacco sorge a sud del bacino del Fucino. Le tracce più antiche della presenza umana sul territorio risalgono al paleolitico superiore-mesolitico (16.000 anni fa), mentre resti dell’età del Bronzo sono venuti alla luce nella grotta Continenza. La tradizione vuole che in occasione dei lavori di prosciugamento del Fucino, voluti dall’imperatore Claudio, gli abitanti di Supinum siano scesi dal Monte Alto e si siano insediati sul sito dell’attuale centro di Trasacco. Sui ruderi del palazzo dell’imperatore Claudio, secondo la tradizione, fu realizzata, probabilmente nel IV secolo d.C., la chiesa di S. Cesidio, intorno alla quale venne poi sviluppandosi il nuovo centro.
La presenza precoce del cristianesimo nella Marsica, giunto da Roma attraverso la via Valeria, è testimoniata dalla Passio dei SS. Rufino e suo figlio Cesidio, martirizzati a Transaqua (Trasacco) intorno agli anni 235-238 d.C., sotto l’imperatore Massimino il Trace.
Tra l’VIII e il IX secolo d.C, la chiesa di S. Maria di Trasacco con tutti suoi beni era fra i possedimenti dell’abbazia di Farfa sul territorio Marsicano, che vennero riconfermati all’abbazia nell’anno 820 da papa Pasquale.
Dopo le invasioni saracene ed ungare, le popolazioni del bacino del Fucino trovarono riparo in luoghi sempre più elevati, determinando l’incastellamento del territorio.
La chiesa di S. Cesidio fu distrutta dagli Ungari nel 936 e riedificata nel XIII secolo.
La villa di Trasacco con la sua torre era attorno all’anno mille possesso del figlio del conte Rainaldo, Oderisio; appartenuta poi ai conti Berardi, con la conquista normanna divenne nel 1187 feudo di VI soldati a cavallo del conte Ruggero di Albe.
La chiesa di S. Cesidio nell’anno 1213 ottenne la riconferma dei beni dal conte di Celano Tommaso e qualche decennio dopo venne ristrutturata profondamente.
Nel diploma di Carlo I d’Angiò del 5 ottobre del1273, Justitieratus Aprutii ultra flumen Piscarie, cioè nella divisione del territorio dell’Abruzzo al di sopra e al di sotto il fiume Pescara, viene citato Trasaqua.
Trasacco appartenne alla contea di Celano fino al 1424, divenendo poi proprietà di Odoardo Colonna fino a tutto il 1440, quando fu assediato dal capitano delle truppe pontificie Giovanni Antonio Orsini, che dopo averlo conquistato ed incendiato, si appropriò del territorio.
La chiesa di S. Cesidio e Rufino fu ampliata nel 1618 con l’aggiunta di una quarta navata; l’interno è a croce latina con una copertura realizzata con volte a crociera. Sul presbiterio, leggermente sollevato, è un bel ambone del 1200 e sotto la sagrestia si trova una cripta con tre ambienti, il primo dei quali conserva il reliquiario dei martiri, mentre nell’ultimo vi sono affreschi del XIII secolo. Nell’abside è un bel coro ligneo e sullo sfondo, in alto, vi è una bifora trilobata in stile tardo gotico. La facciata e’ a capanna con al centro due magnifici portali, uno per le donne e l’altro per gli uomini, per accedere in chiesa separatamente; durante la funzione le donne occupavano la navata sinistra, mentre gli uomini quella destra.
La Torre Quadrata o torre di Febonio, di avvistamento e difesa, è posta nella parte ad est del borgo; la base a pianta quadrata, naturalmente la più antica, si eleva per 2/3 dell’altezza (27 m), mentre la parte superiore, rinascimentale è di forma circolare.
Trasse il nome dalla famiglia che la possedette a partire dal XVI secolo.
Il Comune di Luco dei Marsi, paese di circa 6000 abitanti, è posto ad occidente del bacino del Fucino a 680 metri di altitudine.
Il suo territorio era abitato già in epoca preistorica, come testimoniano ritrovamenti di manufatti di tipo musteriano, mentre reperti di età neolitica sono vennuti alla luce sopratutto nei pressi del lago. Sul Monte Penna fu trovato un insediamento italico (oppidum) databile intorno al X-IX secolo a.C.cinto da mura ciclopiche che delimitavano un’area di 14 ettari, mentre più a valle, non lontano dalle sponde del lago, sorgeva il santuario Lucus Angitiae, che attorno al IV secolo a.C. fu inglobato dall’ oppidum cinto di mura, a costituire una città-santuario.
Successivamente alla conquista romana del territorio la città fu elevata a municipio, come attestato da epigrafi riguardanti quattuorviri e quinquennales .
La prima notizia a noi nota riguardante Luco dei Marsi risale all’anno 950, quando la nobile longobarda Doda, moglie di Berardo detto ‘Il Francisco’, cede nelle mani del monaco Gualtiero (Chron. Casin., II, 7) e questi al monastero di Montecassino, la piccola chiesa dinastica di S. Maria in Luco, con l’aggiunta di 600 moggi di terra.
I monaci di Montecassino le costruirono a fianco un monastero, che nell’arco di tre secoli si accrebbe tanto da possedere 20 chiese e due monasteri.
Intorno all’anno 1005 l’abate di Montecassino Aligerio (ott. 948- nov. 985) fece dono della chiesa e del monastero al conte Rainaldo (Chron. Casin., II, cap. XXVI) ed infine, nel novembre del 1070, al tempo dell’abate Desiderio (1058-1086), il conte dei Marsi Berardo III offrì al monastero di Montecassino Santa Maria di Luco con la rocca e le pertinenze.
Il convento fu posseduto dal monastero di Montecassino fino al secolo XV.
Dal Catalogo dei Baroni apprendiamo che Luco era feudo di 5 soldati a cavallo e loro signore era il conte Ruggiero d’Albe
Da visitare è certamente il Parco Lucus Angitiae, posto a nord ovest del centro abitato e dell’antica città – santuario, dove si conservano ancora resti delle mura poligonali di cinta, le porte di ingresso, le cisterne, resti di edifici, pavimentazioni stradali e terrazzamenti.
Sappiamo che la chiesa di S. Maria delle Grazie fu costruita su resti di antiche costruzioni in prossimità delle mura della città, ma di questi resti non abbiamo traccia, sono visibili solo elementi che risalgono al X e al XI secolo. La facciata della chiesa è a capanna divisa da una cornice orizzontale, con tre portali architravati con lunetta;il centrale presenta ai lati due colonne e tutti e tre sono sovrastati da finestre monofore. Il campanile quadrato è posto sulla sinistra della facciata. L’interno è a tre navate divise da pilastri di forma quadrata, il soffitto legneo con capriate e il presbiterio è leggermente rialzato da gradini, l’abside è quadrato.
M. BUONOCORE; Insediamenti e forme economiche nell’Abruzzo romano dei primi due secoli dell’Impero, in Studi Classici e Orientali, 34 (1984) pp. 279-292 (287).
Forse l’appellativo di Valeria gli fu attribuito intorno alla fine del VI secolo d-C., facendo riferimento al Liber Pontificalis e precisamente al passo: Bonifatius natione Marsorum, de civitate Valeria… (Lib. Pont., p. 317 Duchesne).
Forse in quel periodo era chiamata Valeria, sede della prima diocesi dei Marsi, citata successivamente in un diploma dell’imperatore Ottone I del 964 “Beate Savine Cristi martiris, que sita esse videtur infra civitas Marsicana”.
Sul Monte Alto, a quota 1084 sono presenti i resti di un centro fortificato ( ocri Supinas), la cui cinta muraria racchiude un’area di 1,5 ettari.. All’interno sono presenti resti di materiale fittile e nella parte più alta è presente una cisterna scavata nella roccia.
C.D. GORDINI, Cecidi, prete e compagni, santi, martiri a Tra sacco, in Martirologio Romano, vol. III 1963, coll. 1156-1159.
IDEM, II, p. 26. Reg. Farf. a. 999, doc. 430. Cum autem resideret quodam tempore in territorio Marsicano in villa Transaquas, in ipsa turre, Oderisius comes filius Rainaldi comitis…
[14] U. IRTI, Itinerari preistorici nel bacino del Fucino, in Profili di archeologia marsicana, Avezzano 1980, pp. 47-116 (52).G. GROSSI, La città di Angitia, il Lucus Angitiae e le origini di Luco dei Marsi, Avezzano 1981, pp. 10ss. A. LA REGINA, Guida archeologica,cit., p. 103ss. Le mura, in opera poligonale di III maniera, si sviluppavano per circa 2,6 km, con 5 porte e delimitavano un’area di 30 ettari.
Città-santuario più importante dei Marsi, lucus Angitiae fu punto di riferimento religioso a partire dal V sec. a.C. fino a tutto il periodo tardoromano, citato da Virgilio nell’Eneide, VII, 752. R. DEL PONTE, Dei e miti italici, Genova 1986, p. 172. La dea dominatrice dei serpenti e padrona dei boschi, si può associarla alle dee Circe e Ferocia.