Porta Barete e Porta Romana: due antiche porte dimenticate da recuperare


Già dipinte nell’affresco del 1581 della galleria Vaticana, i due principali accessi a ovest della città sono rappresentati in tutte le carte antiche. Imponente con la sua complessa struttura con antiporta e torrioni porta Barete, più semplice la porta Romana che con il suo nome ricordava tuttavia la più antica strada che conduceva a Roma passando nei pressi dell’attuale stazione ferroviaria e dirigendosi verso il campo di Pile.

Due porte vicine, potremmo dire, anche nella cattiva sorte. Più volte danneggiate dai terremoti ma, soprattutto, semidistrutte e del tutto dimenticate dagli stessi Aquilani. Porta Barete viene più volte restaurata fino ai tempi moderni quando, per esigenze dettate da una nuova viabilità, a fine ‘800 è interrata e nel secondo ‘900 del tutto alterata, con il contiguo tratto di Mura, dalla nascita di nuovi quartieri. Porta Romana già dal post sisma del 1703 viene probabilmente abbandonata dato che nella carta del Vandi del 1753 risulta già chiusa. Si apriva su quello che oggi è il quartiere noto come Villa Gioia, in un’area sostanzialmente disabitata fino a tempi recenti, al confine tra i locali di Preturo e Civitatomassa, non lontana dall’anticadi cui ancora oggi si ha il ricordo nella denominazione della omonima via. A fine ‘800 nei pressi viene costruita la caserma di artiglieria De Rosa e dopo il terremoto del 1915 si ipotizza la creazione nell’area di un quartiere operaio, data la vicinanza della stazione ferroviaria e di alcune concerie. Una nuova strada di collegamento tra stazione e centro cittadino è realizzata negli anni ’30 del ‘900 e l’apertura in tali anni della nuova < porta Romana o della Stazione> sancisce il definitivo abbandono dell’antica porta. Con la creazione di nuovi quartieri negli ani ‘60 del ‘900 si perde quasi del tutto anche il ricordo di questa porta che tuttavia esiste ancora e si trova in un discreto stato di conservazione.

Due porte legate anche dal nome dato che porta Romana è chiamata da fine ‘800 in poi non più l’antica porta ormai chiusa, bensì porta Barete che, con la costruzione della nuova strada per Roma, perde la sua vera denominazione diventando nel linguaggio comune  porta Romana proprio per il suo legame con la nuova viabilità.

Recuperare oggi le due porte a ovest della città in occasione del restauro delle Mura civiche rappresenta una opportunità che non può essere sprecata. Se si vuole ricostruire la città ricercando armonia, bellezza e valorizzazione di ciò che la storia ci ha donato non possiamo continuare a dimenticare i nostri monumenti, ma abbiamo tutti la responsabilità di donare alla storia che verrà una città migliore. In passato, del resto, abbiamo avuto esempi di Monumenti salvati dalle ruspe dalla capacità che i cittadini hanno avuto di impedire che si attuassero distruzioni di luoghi fortemente identitari. Esempio fra tutti proprio una Cinta muraria, quella di Lucca che oggi regala a residenti e visitatori una delle più belle passeggiate d’Italia.

Una nuova cultura può aiutarci a superare difficoltà e divisioni, un nuovo modo di pensare e di trovare soluzioni potrebbe essere ciò che può fare dell’Aquila una vera capitale della Cultura per la capacità dimostrata nel ricercare percorsi utili a migliorare la vita dei suoi cittadini, oltre che le sue bellezze artistiche e naturalistiche.

 

Maria Rita Acone presidente Archeoclub d’Italia – Sede L’Aquila