Verde pubblico e privato – Riflessioni sulla cultura del ‘verde’ in città
Pubblichiamo di seguito alcune riflessioni sul patrimonio verde aquilano sia pubblico sia privato! L’articolo, oltre ad analizzare la situazione cittadina ed evidenziare i benefici prodotti dalla presenza degli alberi nelle città, suggerisce anche proposte su possibili forme di manutenzione e gestione economicamente sostenibili! Il contributo vuole essere un invito ai cittadini e alle associazioni che hanno a cuore il tema e allo stesso tempo uno spunto di sensibilizzazione per coloro che invece ritengono l’argomento di importanza secondaria o addirittura inutile!
Percorrendo le strade della nostra città, e più in generale del territorio comunale, non si può fare a meno di osservare la scarsa cura, e aggiungeremmo cultura, nei confronti del verde, sia privato sia pubblico; peggio ancora si assiste spesso a fenomeni di ‘erosione’, di depauperamento del patrimonio arboreo lasciato in eredità dalle generazioni precedenti, con il taglio, a volte ingiustificato, o comunque non necessario, di quelle piante che da diversi decenni delimitano molte strade cittadine o magari abbelliscono i cortili dei condomini. Non si vuole ovviamente entrare nel merito dei singoli episodi, escludendo quei casi in cui il taglio si rende necessario per via di un particolare cantiere o per necessità pratiche legate ad esempio alla eccessiva vicinanza di alcune piante agli edifici o ancora per rimuovere piante ormai secche che magari minacciano caduta al primo vento forte; ma si nota spesso un ricorso troppo facile e troppo frequente alla rimozione di alberi, e in generale arbusti, anche lì dove nessuna esigenza lo richiederebbe, magari semplicemente per la ‘pigrizia’ di dover effettuare una manutenzione che poi non sarebbe neanche così costosa e continua. Vogliamo aggiungere che anche nei casi in cui il taglio è inevitabile sarebbe norma di buon senso ripristinare nello stesso posto o in altra posizione un numero di piante più o meno corrispondente a quelle rimosse; inutile aggiungere che questa è cultura ordinaria in alcuni contesti italiani ed europei.
Il fenomeno dell’impoverimento del patrimonio verde, a cui si assiste da oltre un decennio, è purtroppo di natura culturale perché è frutto di una progressiva perdita di sensibilità al decoro pubblico: basta guardare le vecchie foto della nostra città e dei paesi del comprensorio per accorgersi come ancora nel secondo dopoguerra il verde fosse parte integrante e fondamentale dei contesti urbani, quasi al pari degli edifici; non si vedeva piazza o via principale che non avesse i suoi filari di alberi allineati e curati, e non crediamo che in quel periodo le comunità avessero risorse economiche maggiori delle nostre, probabilmente erano superiori le risorse umane e civiche perché ogni singolo, per necessità, era parte integrante nella manutenzione e cura del proprio spazio abitato; forse è proprio questo che manca attualmente.
Immaginiamo che molti al leggere queste righe staranno già accampando il pretesto della ‘situazione attuale’ della città per cui ‘le emergenze e le priorità sono altre’: ci limitiamo ad osservare che questo ‘andazzo’ va avanti da molto prima del terremoto del 2009 che spesso viene utilizzato come comodo alibi per giustificare mancanze e ritardi non solo della nostra città e del nostro comprensorio ma spesso di un’intera regione; in secondo luogo aggiungiamo che anche il problema del verde è una priorità perché una città, seppur danneggiata, non può prescindere da quei fattori basilari che consentano un livello accettabile di qualità della vita, e il verde pubblico rientra tra questi. Il verde rende più gradevole il nostro approccio quotidiano al contesto cittadino con benefici comprovati sull’umore e sugli stati d’animo delle persone, ma non si tratta soltanto di un problema di estetica; nelle città contemporanee il verde è ancora più necessario rispetto al passato perché riveste una serie di funzioni pratiche che vanno dalla riduzione delle concentrazioni di anidride carbonica lungo le arterie stradali più trafficate alla mitigazione di quella cappa di calore che nei mesi più caldi caratterizza gli spazi urbani; e non dimentichiamo che il calore estivo è reso spesso più insopportabile proprio da un eccessivo uso di asfalto e cemento anche in quelle infrastrutture come i parcheggi dove qualche albero in più e l’uso di materiali alternativi (ad esempio ghiaia battuta tenuta insieme da reti di contenimento) eviterebbero quegli insopportabili irraggiamenti di calore che spesso avvertiamo negli aridi parcheggi di centri commerciali e uffici pubblici. È noto che materiali come il cemento e l’asfalto sono in grado di accumulare grandi quantità di calore che rilasciano poi durante le ore notturne aumentando la temperatura media dell’ambiente circostante, così come nei periodi piovosi sono spesso la causa di allagamenti più o meno gravi perché rendono il terreno eccessivamente impermeabile e non permettono l’assorbimento dell’acqua piovana; in merito aggiungiamo, e non sarebbe neanche necessario, che tra i ‘benefici’ degli alberi ci sono anche la capacità di drenaggio del terreno (in parole semplici la capacità di ‘asciugare’) e il contenimento delle massicciate delle strade che cedono durante le piogge più violente (le piante infatti creano una ‘rete’ naturale con le loro radici, molto efficaci contro le piccole e grandi frane).
Non a caso la superficie di verde pubblico per abitante è uno degli indicatori che vengono presi in considerazione nelle classifiche sulla qualità della vita nelle città.
Per quanto riguarda il discorso del come fare e con quali risorse precisiamo che andranno scelte quelle specie botaniche che più si adattano al clima locale, più resistenti a particolari concentrazioni di gas di scarico nel caso di alberi da piantumare in prossimità delle strade più trafficate, e con radici che vanno più a fondo in modo da evitare il danneggiamento di marciapiedi e muri di cinta. Per la manutenzione ordinaria sarebbe interessante ed efficace coinvolgere studenti degli istituti agrari e delle facoltà universitarie che svolgerebbero l’attività di monitoraggio della salute delle piante come tirocinio formativo che permetterebbe loro di compiere un’esperienza professionalizzante utile per il loro futuro lavorativo e consentirebbe un abbattimento delle spese alle amministrazioni locali che dovrebbero effettuare esclusivamente la manutenzione straordinaria (potature, sfoltimenti) quando necessario.
Quanto da noi scritto vuole essere una bozza di proposta e un invito a considerare seriamente il problema alle associazioni e ai cittadini che hanno a cuore il decoro e la vivibilità della nostra città e del nostro comprensorio e magari trovano desolante vedere quei parcheggi ‘aridi’ e ‘surriscaldati’, soprattutto in quegli spazi commerciali (e non solo) di nuova costruzione dove l’attenzione per il verde, che è parte integrante di una progettazione architettonica, è praticamente inesistente.
Archeoclub d’Italia – Sede L’Aquila